Tutti dicono: “Chiusa una porta si apre un portone”.
Fanculo.
Una porta che si chiude è una porta che si chiude: ti lascerà lì sola, sperduta, senza una chiave, con la voglia soltanto di riaprire la porta. Ma non puoi più farlo.
Perchè non mi è stata data la capacità di guardare avanti, così, spontaneamente, non la caparbia voglia di riavere indietro l’impossibile?
Mica ci pensi, al portone. Il portone no, non esiste, non è davanti a te, non è un deus ex machina del cazzo o il Messia TUO Salvatore.
Non ho una fede, sono agnostica. Credevo di credere nelle persone.
Mordi la vita, mordi la fatica, mordi questo dolore. Tricholon perfetto, unica simbiosi autentica possibile.
Sabbia negli occhi e fango: è questa la ricetta che mi ridarà la vista? E trasformerà il respiro in ruggito, per vivere appieno?
Preghiera, preghiera della vedova d’amore, preghiera disperata, assatanata, solitudine senza attenuanti che scalcia nel ventre e svuota la mente. Chi, peggio di me, condannata all’illusione che ti inchioda lo sconforto?