Il primo giorno della Fase 2

Oggi compleanno di E. A ricordarmelo, oltre a Facebook, anche quella stupida connessione con Manzoni e Napoleone di cui, qualche volta, abbiamo parlato insieme. Gran dispiacere. Giorno di riflessione che terrò qui con me.

Ei fu, siccome immobile

dato il mortal sospiro

stette la spoglia immemore…

A Manzoni tendo a preferire Pascoli, Emily Dickinson e Walt Whitman. Ieri sera, primo giorno di fase 2, sono uscita a fare una passeggiata, la prima dopo quasi due mesi in casa: è stato magico, e difficilmente me ne dimenticherò. Il lago era bellissimo, emanava un profumo intenso d’acqua e rocce. Lo sciabordìo era solcato dal canto degli uccelli e dalle loro mosse di aviatori del cielo. Mentre crepuscolava, mentre l’azzurro del cielo trascolorava nel blu, giocavano ad inseguirsi attraverso traiettorie elicoidali. Il suono dei bisbigli, dell’ukulele e del vinile della mia musica lofi hip hop. Attorno volti felici dietro a mascherine, cani scodinzolanti. Anche Jack, il mio border collie, scodinzolava in direzione della spiaggia, anche lui felice. Gli ho lanciato il legnetto tre volte, me lo ha riportato. Io non so se ero felice, ma ho pensato: “Andrà meglio, d’ora in poi. Andrà bene…”     

un Napoleone in gabbia non può che affliggersi… Napoleone ha bisogno di terre da conquistare!  

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Canto del mio amore

Ciao,

chiunque tu sia che stai leggendo, stasera ho una voglia pazza di abbracciarti. Pazza davvero. E di guardarti negli occhi, con questi occhi lucidi e pieni di racconto, e sorriderti  e cantare “Hey, Jude, you make me cry” o “Boulevard of broken dreams” con i suoi nanana scanditi, pronti a rimbalzarti negli anni della crescita. Eravamo pieni di sogni allora, ignari l’una dell’altro o dell’altra, e ora – guardiamoci – intensamente, pazzamente, felicemente in modo assurdo, quasi sfacciato, spogli di presente, ma ancora desiderosi di futuro. Sai cosa avviene quando sta per succedere qualcosa di bello, ma che sta per cambiare tutto? Ci si sente, all’improvviso e come senza un motivo, tristi, malinconici. Abbiamo durato tanto in questi arresti domiciliari e non possiamo abbassare la guardia. La fase due ci insegna a soppesare, ci spinge a essere prudenti. Non faremo nulla con la leggerezza di un tempo. Dovremo sempre scegliere.

Parlo a te, amore che sei stata, amore che sarai. Voglio immaginarti qui, accanto a me. A un metro di distanza certo, in modo da essere innocue l’una per l’altra. Farei partire un vinile sul giradischi che comprerò, che comprerò solo per te, per noi. Una musica dolce, un jazz anni ’60 inonderà la stanza. Tu non ci sei ora, lo so bene, e chissà quanto tempo impiegherai per percorrere lo spazio e il tempo che ci separano. Ma quando arriverai, non mi farò trovare impreparata. Ti metterò su il caffè, e ascolteremo insieme il fischio della moka. Stare in casa insieme sarà dolce. Sarà il tempo del respiro, della tranquillità, il tempo senza smartworking a interromperci l’intimità, sarà il tempo senza paura. Non mi chiederò se sono abbastanza intelligente per te, non mi preoccuperò di essere abbastanza bella per te. Osserveremo, nell’attesa, i rivoli di fumo di sigaretta volteggiare dalle nostre bocche. E quando avremo esaurito questo rito, tutto questo rito magnifico, allora intonerò la poesia di un amico scesa giù in lontananza dalle sponde:

Solo per ricordarti

per ricordarmi che

anche se in passato è esistito un nostro tempo

(ed è passato)

e anche quando ne saranno passati dieci

di anni

io anche allora mi ricorderò di te.

– L.Z. –